martedì, Aprile 16, 2024

71 anni fa l’eccidio di Portella della Paglia: commemorazione delle vittime e protesta per le discariche

San Giuseppe Jato. 71 anni fa la banda Giuliano uccideva cinque agenti di pubblica sicurezza. Nell’agguato di Portella della Paglia, a metà tra San Giuseppe Jato e Giacalone, persero la vita Carmelo Agnone, Michele Marinaro, Carmelo Lentini, Candeloro Catanese e Quinto Reda.

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A ricordarli questo pomeriggio sono stati Libera, Legambiente, Liberessenze e Pro Jato, che quest’anno però denunciano anche “come la strada dove è passata la storia sia stata trasformata in una discarica a cielo aperto”.

“Banditi di ieri e incivili di oggi” è il titolo scelto per la commemorazione. Tanti i cumuli di rifiuti ingombranti lungo la sp20, in territorio di Monreale. Ma anche eternit e contenitori in polistirolo usati per il pesce a pochi metri dalla cappella dedicata alla Madonna. Legambiente e le altre associazioni hanno annunciato che presenteranno un esposto.

L’agguato della banda Giuliano sulla strada per Palermo

A sparare furono una decina di banditi al soldo del “re di Montelepre”. Gli agenti uccisi erano tutti componenti del Nucleo Mobile di San Giuseppe Jato in forza al Reparto Autonomo Guardie di Pubblica sicurezza presso l’Ispettorato generale. Un avamposto istituito proprio per la repressione del banditismo.

Le indagini del tempo non accertarono se si trattò di un conflitto a fuoco scoppiato in quel luogo per pura coincidenza o se si trattasse di un agguato pianificato con la complicità di alcuni informatori all’interno degli apparati dello Stato. La camionetta trasportava, infatti, il commissario Mariano Lando, che dirigeva l’ufficio e che, appena un’ora prima, era stato convocato a Palermo. Di qui il sospetto che i banditi sapessero della convocazione ed avessero pianificato l’agguato con cura. La commissione d’inchiesta, disposta dal Ministro Scelba, non arrivò mai ad una verità.
A promuovere la commemorazione è stato un medico jatino, Giuseppe Paviglianiti, che in questi anni si è battuto affinché non si perdesse la memoria di una strage poco raccontata e per molto tempo dimenticata. Sul luogo dell’eccidio, infatti, non è mai stata collocata una lapide commemorativa. (LEAS)



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