IMG 3829

IMG 3829SAN GIUSEPPE JATO. Sono stati celebrati ieri pomeriggio in chiesa madre i funerali di Concetta Conigliaro, la ventisettenne che nell’aprile del 2014 venne uccisa dal marito e data alle fiamme. Ed in tanti, soprattutto donne, ieri erano presenti alle esequie religiose.

Quello di Concetta fu un caso di “femminicidio” che scosse tutta la comunità. Ma ci sono voluti quasi quatto anni per dare sepoltura a ciò che rimane della giovane donna: circa 250 grammi di resti ossei sui quali, per via del fuoco, non rimane traccia neanche del Dna. E fu proprio il coniuge, Salvatore Maniscalco, a condurre i carabinieri in contrada Giambascio, dove il corpo della donna era stato dato alle fiamme all’interno di un grosso fusto metallico.

“Rendiamo il giusto omaggio e dignità di un funerale e della sepoltura – ha detto don Filippo Lupo nella sua omelia – ad una vittima della violenza e dell’odio umano”. Le tracce della ventisettenne si erano perse il 9 aprile del 2014. Due mesi dopo il marito confessò l’omicidio avvenuto al culmine di un litigio, l’ennesimo tra i due, separati da tempo ma costretti a vivere sotto lo stesso tetto. “Da oggi Concetta avrà finalmente una casa – ha detto l’avvocato Maria Grazia Messeri -. Quella casa che è stata l’origine di tutti i guai”. L’avvocato Messeri assisteva la ventisettenne Conigliaro e fu tra le ultime persone a vederla in vita il 7 aprile. Quel giorno la giovane si era presentata al suo studio per sporgere querela contro il marito per presunte lesioni. E non era la prima volta che la donna accusava l’uomo, che aveva a sua volta denunciato la moglie per percosse e maltrattamenti.

La giovane, cresciuta in una casa famiglia, all’età di 18 anni aveva deciso di sposare Salvatore. Dal matrimonio sono nati due figli. Da gennaio del 2014 i due coniugi si erano però separati e la giovane aveva deciso di intraprendere una nuova relazione. Ma per ragioni economiche e burocratiche fu costretta a continuare a vivere sotto lo stesso tetto con l’ex marito. “Concetta bussò a tante porte: la mia, quella delle istituzioni e della sua famiglia – ricorda con lucidità e coraggio l’avvocato Messeri -. Ma non abbiamo capito che era in pericolo. Che aveva bisogno di un aiuto concreto. Della morte di Concetta siamo dunque tutti un po’ responsabili”.

Leandro Salvia
© Valle Jato News – Tutti i Diritti su testi e foto sono Riservati

{gallery}2018/funeraliconcetta{/gallery}

 

Amori e crimini ai confini della società