giovedì, Aprile 18, 2024

Il Cga dà ragione alla Prefettura: valida l’interdittiva antimafia per F. Mirto

Il Consiglio di Giustizia amministrativa accoglie l’appello della Prefettura di Palermo e sospende l’ordinanza del Tar: la ditta “F. Mirto srl” di San Cipirello è nuovamente fuori dalla “White list”.

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L’interdittiva antimafia emessa il 14 novembre scorso è dunque nuovamente esecutiva. L’impresa che opera nel settore dei rifiuti non ha i requisiti per poter intrattenere rapporti con le pubbliche amministrazioni. La decisione è dettata dalla necessità di garantire, con immediatezza, la correttezza e la libertà del mercato dei pubblici appalti. A firmare l’ordinanza è stato il presidente Claudio Contessa. Del collegio giudicante facevano parte Silvia La Guardia, Marco Buricelli, Giuseppe Verde e Antonino Caleca.


La decisione arriva dopo un lungo “braccio di ferro” burocratico tra la ditta sancipirellese, assistita dagli avvocati Giuseppe e Giovanni Imbordino, e la Prefettura. Da una parte l’ufficio territoriale del Ministero degli Interni, dall’altra una delle imprese più attive nel settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. Non solo a San Cipirello. Dove lo scorso anno, il 19 giugno, c’è stato lo scioglimento del Consiglio comunale per presunte infiltrazione mafiosa.

E l’affidamento del servizio della raccolta dei rifiuti all’ombra di Monte Iato è stato uno dei punti cruciali dell’accesso ispettivo al Comune guidato dall’allora sindaco Vincenzo Geluso. Due mesi dopo, a metà agosto, arrivò una prima interdittiva antimafia per la ditta di San Cipirello, che fece ricorso al Tar e ottenne la sospensiva. Una decisione poi confermata a metà ottobre in Camera di consiglio. Un mese dopo era però arrivato un nuovo provvedimento antimafia da parte della Prefettura di Palermo. Che di fatto estrometteva nuovamente l’impresa di San Cipirello dalla “White list”. Due settimane dopo però il Tar sospendeva ancora una volta il provvedimento su richiesta dell’impresa. Ieri il Cga ha invece accolto il ricorso della Prefettura, assistita dall’Avvocatura dello Stato.

“Ad un primo e sommario esame – scrivono i giudici amministrativi – appaiono comunque plausibili le valutazioni svolte dall’organo statale”. Ovvero la Prefettura, che non si è più limitato a fare riferimento alla sola figura del dominus dell’impresa, ma ha motivato anche con riferimento ai “plurimi profili di cointeressenza” fra la ditta Mirto ed un’altra ditta, la “Cogesi”, destinataria anch’essa di provvedimento interdittivo ed il cui intero capitale sociale è stato sottoposto a sequestro. Le due imprese del settore rifiuti avrebbero dato vita ad un “cartello duopolistico” nella gestione dei rifiuti nel comune di San Cipirello.


Inoltre il dominus della ditta Mirto “non è stato, formalmente e sostanzialmente, riconosciuto vittima di mafia – scrivono i giudici del Cga – ma ha solo avuto accesso al Fondo di rotazione per avere ottenuto dall’Autorità Giudiziaria una pronuncia di natura risarcitoria prevista a seguito di costituzione di parte civile nei processi nei confronti di soggetti imputati di reati di mafia”. (LEAS)



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