giovedì, Aprile 18, 2024

Portella delle Ginestra, il 1° maggio al tempo del Covid

Lo spiazzale è vuoto. Manca la gente a Portella della Ginestra. Dove, in un clima surreale, si celebra quest’anno il 73° anniversario della strage del Primo maggio 1947. A presidiare una piazza vuota c’è un imponente dispiegamento di forze dell’ordine: quattro automezzi, a cui se ne aggiungeranno altre tre durante la commemorazione. Il Dpcm in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 vieta gli assembramenti. La Prefettura ha però autorizzato la visita di una ridotta delegazione sindacale e istituzionale.

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A farne parte c’è Serafino Petta, novantenne testimone della strage e presidente onorario dell’associazione “Portella della Ginestra”. “Non esco da due mesi per la pandemia. Ma non ero mai mancato a quest’appuntamento – racconta – Tanta gente avrebbe voluto essere con noi”. Serafino stringe un mazzo di rosse rosse. “Rappresenteremo col cuore – assicura – tutta la comunità di Piana, San Giuseppe Jato, San Cipirello, i dirigenti e militanti della Cgil e quanti sono stati sempre in questi anni presenti con noi sotto il sasso di Barbato”.

Serafino Petta, 90 anni testimone della Strage

Prima della cerimonia non è possibile, per ragioni di sicurezza, avvicinarsi al masso che riporta i nomi delle vittime innocenti. Ci riesce però un anziano cittadino che depone un mazzo di fiori, accompagnato da un agente della Guardia di Finanza.
La commemorazione ha inizio alle ore 10 e sono presenti, oltre a Petta, il segretario generale Cgil di Palermo Enzo Campo, il sindaco di Piana degli Albanesi Rosario Petta e l’arciprete papas Ianni Pecoraro. Verso la fine arriva anche il sindaco di Roccamena Pippo Palmeri. Nel vuoto del memoriale risuonano “Il silenzio”, “l’Inno di Mameli e “Bella ciao”. Ma senza folla e bandiere il ricordo è solo mestizia.

73 anni l’azione terroristico-mafiosa affidata alla banda Giuliano


Era il Primo maggio del ‘47 quando la banda Giuliano, al soldo della mafia, aprì il fuoco su una folla di contadini radunati sul pianoro di Portella della Ginestra. I manifestanti con bandiere rosse provenivano da Piana degli Albanesi, San Cipirello e San Giuseppe Jato. Alla fine delle raffiche si contarono undici morti e ventisette feriti.

A perdere la vita furono Margherita Clesceri, Giorgio Cusenza, Giovanni Megna, Vito Allotta, Serafino Lascari, Francesco Vicari, Giovanni Grifò e Castrenze Intravaia. Fra le vittime anche due bambini: Vincenzina La Fata e Giuseppe Di Maggio. La dodicesima vittima, Vita Dorangricchia, morì nove mesi dopo in seguito alle ferite riportate. L’azione terroristica di quella tragica mattina viene da più parti considerata la risposta delle classi agrarie alle lotte contadine per la terra. Salvatore Giuliano e la sua banda furono gli esecutori di un vasto disegno criminoso – concepito da mafiosi, agrari e forze politiche reazionarie – per intimidire i contadini e le loro organizzazioni politiche e sindacali.


Forze dell’Ordine presidiano lo spiazzale vuoto

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