venerdì, Marzo 29, 2024

San Cipirello, piazza intitolata ai carabinieri uccisi nel ’49

SAN CIPIRELLO. Cambia nome piazza Sorgente, che verrà intitolata a Giuseppe Fiorenza e Giovanni Calabrese, i due carabinieri siciliani uccisi dalla banda Giuliano nel 1949. Nei giorni scorsi la Commissione straordinaria ha firmato la delibera per la ridenominazione della piazza che si trova tra le vie Garibaldi e Crimaudo. A 150 metri dal luogo dell’assalto, che avvenne in via Garibaldi, davanti la caserma del nucleo anti-banditismo. A piazza Sorgente, nel secolo scorso, sorgeva invece la locale caserma dei carabinieri.

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71 anni fa l’assalto della Banda Giuliano


Era il 25 agosto del 1949 quando la banda di Salvatore Giuliano assaltò la caserma del nucleo anti-banditismo in via Garibaldi. Il conflitto a fuoco, con mitra e lancio di bombe a mano, durò circa 20 minuti. A perdere le vita furono Giuseppe Fiorenza e Giovanni Calabrese, due carabinieri siciliani di 22 e 23 anni.
Quella sera d’estate i primi colpi furono sparati alle 9, mentre i due militari del reparto uscivano per perlustrare le vicinanze del paese. La prassi voleva che, proprio per prevenire eventuali imboscate, i carabinieri lasciassero la caserma a coppie distaccate l’una dall’altra.

Aperta la porta, i due carabinieri divennero così bersaglio di una raffica di mitra seguita dallo scoppio di diverse bombe a mano. A perdere la vita quel giorno fu Fiorenza, originario di Centuripe, in provincia di Enna. Calabrese, che era nato a Modica, morì per le ferite l’indomani a Palermo. Le cronache del tempo raccontano di “una violenta sparatoria”: da una lato i carabinieri assiepati dentro la caserma, dall’altro i banditi nascosti tra le case che costeggiavano l’odierna piazza Mercato.

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I rinforzi da San Giuseppe Jato, allertati per radiogramma, arrivarono poco dopo, quando già i banditi avevano fatto perdere le proprie tracce. Ad organizzare l’attacco per uccidere il maggior numero di carabinieri possibile furono il mafioso Raffaele Lo Voi e il malavitoso Antonino Sciortino. A rivelarlo ai carabinieri nell’ottobre di quello stesso anno fu uno degli esecutori: Giuseppe Cucinella, comandante del 3° plotone della banda Giuliano. I banditi avevano agito secondo un piano prestabilito e basato sulla conoscenza degli spostamenti dei carabinieri. Tra gli esecutori materiali, oltre a Cucinella, c’erano anche quattro banditi: Isidoro Bruno, Giovanni Genovese, Giuseppe Delizia e Domenico Oliveri. Tutti di San Giuseppe Jato.

L’assalto alla caserma del nucleo antiterrorismo, l’ultimo in ordine di tempo, avvenne una settimana dopo la strage di Bellolampo, dove persero la vita sette carabinieri e dopo il fallito l’attentato all’ispettore Ciro Verdiani. Il 2 luglio dello stesso anno, a Portella della Paglia, erano stati uccisi in un agguato altri cinque agenti di pubblica sicurezza.
In base alle ricerche storiche condotte da Francesco Petrotta, “gli attacchi alle forze dell’ordine, eseguiti dalla banda ed autorizzati dalla mafia, avevano come obiettivo imporre allo Stato una trattativa per la liberazione di Maria Lombardo, la madre di Salvatore Giuliano”. Ed il negoziato, condotta dai mafiosi di Monreale Ignazio e Nino Miceli con l’Ispettore di Polizia Verdiani, andò in porto nel gennaio 1950. (LEAS)



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