sabato, Aprile 20, 2024

Usura ed estorsione: nei guai due imprenditori jatini

Nei mesi scorsi i Sottile avevano ricevuto un ordine di demolizione ed uno di chiusura del deposito abusivo di contrada Bassetto, che venne inaugurato nel settembre 2018 con “la festosa partecipazione del sindaco, di assessori e di consiglieri comunali”, così come riportato nel decreto di scioglimento del Consiglio comunale.

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San Cipirello. I tassi di usura avrebbero superato anche il 520 per cento l’anno. Una ventina le vittime accertate grazie all’operazione denominata “Papillon”. Si tratta prevalentemente di imprenditori del settore edile di Palermo e provincia. E’ stato uno di loro a denunciare e dare il via all’indagine che ha portato stamattina all’arresto dell’imprenditore jatino Santo Sottile e del figlio Alessandro, accusati di associazione a delinquere finalizzata all’usura e all’estorsione. Il primo è finito in carcere. Il secondo si trova invece agli arresti domiciliari.

Ad eseguire le due misure cautelari, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari, sono stati gli agenti della Guardia di Finanza di Palermo. Stamattina, all’alba, alcune pattuglie ed un elicottero delle Fiamme gialle hanno a lungo perlustrato il territorio di San Cipirello e San Giuseppe Jato. Ai Sottile viene anche contestato l’utilizzo e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti e abusiva attività finanziaria. Tra gli indagati c’è anche la compagna del più giovane dei due. E sono in tutto 5 le persone indagate nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria, partita oltre un anno fa con la denuncia di un imprenditore. Secondo il racconto fornito dalla vittima ai finanzieri, a fronte di un prestito di 450 mila euro, avrebbe dovuto restituire circa 1 milione di euro in un anno.

Di qui le indagini coordinate dalla Procura di Palermo ed affidate alle Fiamme gialle. Così, dopo intercettazioni, pedinamenti e l’analisi della documentazione contabile, si è potuto ricostruire un giro di affari milionario alimentato da prestiti usurai. “Secondo uno schema consolidato nel tempo – fa sapere in una nota la Guardia di Finanza-, i prestiti venivano effettuati avvalendosi delle aziende riconducibili agli usurari stessi, tutte esercenti attività di rivendita di materiali per edilizia, i cui conti correnti erano utilizzati sia per erogare il prestito che per l’incasso delle relative rate, avendo cura però di produrre fatture per operazioni inesistenti – quantificate in oltre 1 milione di euro – per giustificare i flussi finanziari”.
In altri casi, invece, le vittime si rivolgevano direttamente agli usurai per ottenere prestiti in contanti, in cambio di assegni in bianco. Nel corso dell’operazione di stamane sono stati sottoposti a sequestro 7 immobili, 3 aziende e auto e beni di lusso di proprietà dei Sottile per un valore stimato in circa 5 milioni di euro.

Nel passato di Sottile accusa di “rapporti” con Brusca


Il nome di Santo Sottile era già balzato agli onori della cronaca: nel 1996, con l’accusa di favoreggiamento di Giovanni Brusca; nel 2010 come presunto prestanome dell’ex boss jatino diventato collaboratore di giustizia. Quest’ultima indagine partì da una lettera inviata da Brusca alla moglie di Sottile, nella quale, con toni minacciosi, chiedeva la restituzione di alcuni immobili. Nel corso del processo, che non portò però a nessuna condanna, Sottile ha sempre negato il suo ruolo di prestanome.

Nel decreto di Scioglimento del Comune vennero citati rapporti con la politica locale

Un riferimento all’ormai anziano imprenditore era stato fatto nel giugno dello scorso anno anche nelle 250 pagine del decreto di scioglimento del Consiglio comunale di San Cipirello. “L’esistenza di un’intricata rete di rapporti e cointeressenze tra apparato politico ed esponenti della criminalità organizzata – si legge nella relazione del Ministero degli Interni – è rappresentata dalla vicenda relativa alla presenza del sindaco e di altri amministratori comunali all’inaugurazione di un’attività commerciale presso un capannone abusivamente realizzato, di proprietà di una persona riconducibile ad una locale famiglia mafiosa”.
Lo show-room e il deposito dei Sottile, che si trovano in contrada Bassetto, sarebbero stati realizzati –infatti- “senza alcun titolo abilitativo”. Di qui l’ordinanza di demolizione, seguita da un’ordinanza di chiusura per mancanza di autorizzazioni.

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