sabato, Aprile 27, 2024

San Cipirello, confisca dei beni per Salvatore Mulè

SAN CIPIRELLO. Confiscati beni per quasi 500 mila euro Salvatore Mulè, l’ex reggente del mandamento mafioso di San Giuseppe Jato. Ad emettere il provvedimento nei giorni scorsi è stata la 1° Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo. La confisca arriva a distanza di oltre quattro anni dal sequestro, eseguito nel settembre del 2016 a seguito degli accertamenti disposti dal procuratore aggiunto della Procura di Palermo, Bernardo Petralia.

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Casa, terreni, azienda e denaro passano allo Stato

Diventano di proprietà dello Stato un villino a San Cipirello, alcuni complessi aziendali, un appezzamento di terreno, alcune autovetture e dei rapporti finanziari. Beni tutti riconducibili al quarantaquattrenne pastore che si trova in carcere dal 2013. Ad eseguire il provvedimento di confisca sono stati i carabinieri del nucleo investigativo di Monreale. Soprannominato “U sicarru”, l’uomo sta scontando una condanna a 17 anni di carcere.

Ha alle spalle numerosi arresti: il 6 maggio del 2005 nella sua abitazione di via Rosario Nicoletti a San Cipirello i carabinieri trovarono una pistola Beretta calibro 7 e 65 con la matricola cancellata. Uscito di galera, nel 2008 il suo nome saltò fuori durante l’operazione antimafia “Perseo”: fra San Cipirello e San Giuseppe Jato furono sette gli arrestati con l’accusa di associazione mafiosa. Secondo gli inquirenti erano i referenti della vecchia Cosa nostra che tentava di riorganizzarsi. Con una differenza però: parlavano tanto al telefono. Così vennero scoperti grazie a delle intercettazioni. Ma Mulè, come gli altri, fu assolto proprio perché quelle conversazioni registrate furono considerate “inutilizzabili per difetti di forma”. Con l’annullamento delle prove caddero anche gli elementi a carico degli indagati, che tornarono in libertà.

In carcere dal 2013 con l’operazione “Nuovo mandamento”

L’8 aprile del 2013, durante l’operazione “Nuovo mandamento”, il pastore venne nuovamente arrestato con l’accusa di essere il reggente di San Giuseppe Jato. Mulè è ritenuto, infatti, responsabile di associazione mafiosa, estorsioni e furti di bestiame. Ma l’attività più redditizia è la produzione ed il traffico di sostanze stupefacenti: avrebbe rifornito anche il territorio partinicese. Di qui la condanna a 17 anni di reclusione, emessa il 28 maggio del 2015 dal Tribunale di Palermo. L’uomo si trova attualmente detenuto al regime carcerario del 41 bis. Le successive indagini, supportate dalla sproporzione tra i redditi dichiarati dall’uomo ed il patrimonio immobiliare posseduto, hanno spinto i giudici a disporre prima il sequestro e adesso la confisca dei beni per circa mezzo milione di euro. (LEAS)


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