domenica, Aprile 28, 2024

“Schiave del pulito”: nell’inchiesta anche un Cas di San Giuseppe Jato

Le ragazze di nazionalitĂ  nigeriana sarebbero state reclutate nei centri di accoglienza e costrette la fare le pulizie negli hotel in nero o con contratti fittizi.

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«La paga era di 400 euro al mese. Per quante ore non veniva mai specificato. Lavoravamo 10, 12 ore di fila. E se chiedevamo i nostri diritti e le tutele venivamo cacciate via ed espulse dalla chat di WhatsApp nella quale il datore di lavoro ci diceva ogni mattina dove andare a fare le pulizie». E’ il racconto di una delle venti ragazze nigeriane, ospiti di Centri d’accoglienza in Sicilia, che hanno deciso di ribellarsi denunciando tutto prima alla commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale di Trapani e poi agli agenti della squadra mobile di Palermo diretta da Marco Basile. L’indagine, che ruota attorno al Consorzio “Diadema”, ha portato all’arresto di cinque persone.

Ragazze nigeriane sarebbero state reclutate nei centri di accoglienza per fare le pulizie negli hotel con contratti fittizia o in nero .

«Nel contesto palermitano che rende il fenomeno ancora piĂą grave e odioso è che i lavoratori da sfruttare – si legge nell’ordinanza del gip Annalisa Tesoriere – sono stati individuati tra i migranti ospitati nel centro di accoglienza che proprio per la loro condizioni di stranieri irregolari si trovano in situazioni di particolare vulnerabilità».

Sotto inchiesta il Consorzio “Diadema”

Alberghi, B&B e strutture ricettive cercano in tutti i modi di ridurre i costi. Meno personale e servizi appaltati all’esterno. E così per le pulizie si affidano ad agenzie interinali e cooperative che offrono prezzi concorrenziali aggirando i contratti nazionali sulle spalle dei lavoratori. Ore e ore di lavoro in più rispetto a quanto pattuito.

Le strutture finite nell’inchiesta sono il consorzio Stabile Diadema e i centri di accoglienza «La mano di Francesco» di Roccamena, «Donne Nuove» di Palermo, «Opera Pia Riccobono» di San Giuseppe Jato. In quest’ultimo caso il Cas prendeva il nome dall’immobile affittato ad una cooperativa. “L’Ipab Opera Pia Riccobono di San Giuseppe Jato è totalmente estranea ai fatti ed in nessun modo risulta coinvolta non avendo mai gestito centri di accoglienza, nĂ© tantomeno con ospiti donne”. A precisarlo in una nota sono il presidente don Filippo Lupo e il segretario Francesco Rossi.

Gli agenti della squadra mobile hanno arrestato e posto ai domiciliari Francesco Centino, 42 anni, che avrebbe costituito il consorzio Diadema. Luca Fortunato Cardella, 31 anni, presidente della cooperativa Eco Group società consorziata con la Diadema, Kuyode Johnson Newworld Adeteye nato in Kenia, 42 anni, presidente della cooperativa Ecoworld, Monica Torregrossa, 45 anni, responsabile del centro di accoglienza «La Mano di Francesco», di Roccamena, Lamia Tebourbi, nata in Tunisia, 55 anni, responsabile del centro di accoglienza «Donne Nuove» di Palermo.

Chi protestava veniva minacciata di esplusione dai centri di accoglienza

Sono accusati di associazione per delinquere finalizzata all’intermediazione illecita e allo sfruttamento lavorativo, nonché truffa ed estorsione, con l’aggravante di aver commesso il fatto ai danni dello Stato e con l’abuso di relazioni di prestazioni d’opera.
Le storie, tutte molto simili, sono segnate da un ricatto odioso. Chi protestava per i turni massacranti di 10-12 ore al giorno veniva minacciato di essere allontanato dai Centri di accoglienza e di essere espulso dall’Italia. E c’è perfino chi ha lavorato gratis.

«Per una settimana mi faceva dormire su una sedia in una veranda – racconta un uomo assunto come guardiano di un grande albergo a Castelvetrano – Non avevo la possibilitĂ  di fare una doccia. Mi lamentavo al telefono con mister Johnsy, che dopo cinque giorni veniva a Castelvetrano, ma la situazione non cambiava. Al termine di tre mesi mister Johnsy mi diceva che il lavoro per me era terminato, senza che mi pagasse. Mi avevano promesso 600 euro al mese…».

Lo sfruttamento sarebbe emerso grazie alle testimonianze raccolte dal viceprefetto Esther Mammano, componente della commissione ministeriale che riconosce lo status di rifugiati ai migranti, e che ha fatto paritre la denuncia.

Fonte Gds e LiveSicilia

“In riferimento alle notizie di stampa sull’inchiesta sullo sfruttamento di donne immigrate si precisa che L’Ipab Opera Pia Riccobono di San Giuseppe Jato è totalmente estranea ai fatti ed in nessun modo risulta coinvolta non avendo mai gestito centri di accoglienza, nĂ© tantomeno con ospiti donne”. A scriverlo in una nota



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