venerdì, Aprile 26, 2024

San Giuseppe Jato ricorda il piccolo Di Matteo

SAN GIUSEPPE JATO. “Un pezzo per volta si costruisce la memoria”. L’11 gennaio del 1996, dopo 779 giorni di prigionia, Giuseppe Di Matteo venne strangolato nel casolare di contrada Giambascio. Pochi giorni prima del suo quindicesimo compleanno.

Pubblicità

A mettere una corda al collo fu Vincenzo Chiodo. Il corpo venne poi sciolto nell’acido e disperso nelle campagne su ordine dell’allora boss di San Giuseppe Jato, Giovanni Brusca. Lo stesso che il 23 novembre del ’93 lo aveva fatto rapire in un maneggio di Villabate nel tentativo di spingere il padre, il pentito Santino Di Matteo, a ritrattare le informazioni fornite sulla strage di Capaci.

Rapito da finti agenti della Dia, il ragazzino venne portato in un casolare di Misilmeri e da lì iniziò il suo calvario. Tenuto legato e bendato, venne spostato da un covo all’altro nelle province della Sicilia occidentale. Gli ultimi sei mesi, per il venir meno della disponibilità di altri nascondigli, Giuseppe fu portato in contrada Giambascio, dove i Brusca avevano fatto costruire un bunker sotterraneo.

Dopo la notizia della condanna all’ergastolo per l’omicidio di Ignazio Salvo, Giovanni Brusca decise però di “punire” il pentito di Altofonte. E diede l’ordine di uccidere il figlio. Domani, a 23 anni dalla quella barbara esecuzione, si terrà la commemorazione organizzata dal presidio Libera – Valle Jato dedicato a “Giuseppe Di Matteo e Mario Nicosia”. L’iniziativa è patrocinata dal Comune di San Giuseppe Jato. Alle ore 9 verrà deposta una corona di fiori al Giardino della Memoria. Dove di Matteo venne tenuto prigioniero e ucciso.

Alle 10 e 30, in piazza Falcone e Borsellino, verrà affissa una mattonella commemorativa, vicino alla targa che già ricorda il piccolo Giuseppe. Alle cerimonie parteciperà anche il sindaco Rosario Agostaro. Alle 11 e 30, nell’auditorium dell’Istituto Comprensivo, avrà luogo invece la rappresentazione “Non mi piace il buio” di Angelo Sicilia: un’opera dei pupi ispirata dal libro “Giardino della Memoria” di Martino Lo Cascio. Ma non sarà solo commemorazione.

“A che serve ricordare un orrore come quello che ha vissuto il piccolo Di Matteo – afferma Caterina Pellingra, referente del Presidio Libera Valle Jato – se poi non ne facciamo tesoro? Partecipare alle commemorazioni per poi tornare a casa e fare come se non fosse successo nulla? E’ invece un momento che deve servire per costruire la speranza del nostro territorio. Una memoria che diventa impegno quotidiano per costruire percorsi di verità e giustizia sociale”. (LEAS)

Giornale di Sicilia del 10/01/2019



Altri Articoli interessanti

- Adv -

News Popolari